Riscontri neuroradiologici

del Dott. Kurt Pardatscher

Si dirà più avanti della statistica (1992) eseguita insieme su 525 lombosciatalgie, dove, oltre al supporto scientifico,  tutte le valutazioni neuroradiologiche da raffrontare con la gravità del quadro clinico, con i deficit neurologici e con i risultati dell’agopuntura PD sono state eseguite da K. Pardatscher.

Dalla sua pluriennale e vasta esperienza neuroradiologica e da quella su TAC-RMN della statistica oggetto del suo articolo “Neuroradiologia e riflessoterapia personalizzata” pubblicati nel libro “Riflessoterapia personalizzata sui Punti Dolorosi”, si traggono qui di seguito alcuni significativi spunti.

“Il significativo aumento di sensitività neuroradiologica per le alterazioni dei tessuti oggetto della nostra attenzione, rappresentati dal midollo spinale, dalle radici e dai nervi spinali, dallo spazio subaracnoideo, dalle guaine piali e dallo scheletro assile, assieme alla capacità di allargare la nostra osservazione alle strutture muscolari, fasciali e tendinee paravertebrali ed appendicolari, hanno notevolmente colmato le zone d’ombra legate alla limitatezza delle metodiche precedenti ed alla frammentarietà dello studio morfologico dell’unità motoria. Di fatto però non vi è stata un’automatica ed attesa ricaduta sulle nostre conoscenze patogenetiche persistendo se non accentuandosi una condizione di non linearità fra rilievi morfo-strutturali ed espressioni funzionali e sintomatiche.

L’aumento smisurato del numero delle indagini neuroradiologiche legato alla non invasività e conseguentemente alla ripetibilità che caratterizza la TC e la RMI, correlato anche alla persistente scarsa conoscenza delle sindromi miofasciali, ha portato al riconoscimento di un numero crescente e statisticamente rilevante di quadri morfostrutturali negativi in presenza di indubbia sofferenza del paziente, ma più spesso di palesi alterazioni vertebrodiscali del tutto asintomatiche o di lesioni che mal si accordano per intensità, livello e talora lato con i sintomi rilevati.

La Neuroradiologia, nata come disciplina volta al primario compito di identificare e documentare i fattori organici alla base dei disturbi neurologici del paziente, si vede pertanto imporre dei necessari momenti di riflessione di fronte ad indubbie dissolvenze delle linee eziopatogenetiche utilizzate nella valutazione dell’iconografia e fin qui imperniate sul conflitto spaziale fra elementi neuronali e strutture dello scheletro assile.”…

… “La limitata invasività e la ridotta necessità di un ricorso al mezzo di contrasto in sede intratecale, hanno permesso di effettuare valutazioni seriate a cadenza ravvicinata dei processi morbosi esaminati, consentendo così di effettuare una più stretta correlazione dell’evoluzione dei quadri morfologici e clinici. E’ stato così possibile valutare in qualsiasi fase, l’efficacia di atti terapeutici diversi (chirurgico, microchirurgico, nucleoaspirazione, chemonucleolisi, agopunturale PD) alla luce del decorso clinico.

Nei casi trattati con agopuntura PD e nei quali la risposta terapeutica è già soddisfacente dopo le prime 2-3 sedute, è stato possibile definire la storia naturale delle ernie discali e documentare che l’evoluzione del quadro morfostrutturale e di quello clinico avvengono in una scala temporale completamente sfalsata.

In 98 pazienti portatori di ernia sintomatica e trattati con agopuntura PD e manipolazione si è avuta usualmente una drastica riduzione volumetrica delle ernie nel 30,4% dei pazienti controllati entro 6 mesi, e nel 60% di coloro che sono stati controllati tra 12 e 24 mesi. Nel 7,7% vi è stata una scomparsa completa delle lesioni erniarie, mentre nello stesso arco di tempo si è osservato un aumento volumetrico dell’ernia nel 7% dei casi. Nello stesso gruppo di pazienti l’intensità della sintomatologia iniziale è stata correlata all’entità della lesione, cioè alla grandezza dell’ernia ed è stata confermata l’osservazione di F. Postacchini (1987) che non vi è correlazione diretta fra importanza dei sintomi e grandezza della lesione erniaria anche se vi è una certa tendenza di una sintomatologia più importante nelle lesioni più grosse.”

Considerazioni conclusive: “La precisa successione di eventi eziologici che provocano le alterazioni degenerative delle vertebre e dei dischi intersomatici rimane ampiamente speculativa. Ed ancora più oscuro rimane il collegamento fra queste alterazioni degenerative e la sintomatologia.

… Il secondo punto è che il riconoscimento del significato patogenetico dei Punti Dolorosi o trigger points consente in larga parte di colmare il gap che si è venuto ad allargare tra quadri clinici da una parte e rilievi morfostrutturali a crescente sofisticazione e contenuto informativo dall’altra.

Si può insomma incominciare a ritenere che una alterazione anatomo-strutturale metamerica, non necessariamente solo di tipo vertebrodiscale, ma che appare tuttavia essere la condizione più frequente, promuova la formazione di Punti Dolorosi o di trigger points latenti o attivi.

Questi ultimi, se non disattivati, possono mantenere capacità patogena autonoma e giustificare la possibilità della cronicizzazione dei quadri, in accordo a quanto consegnatoci sul piano clinico dalle indagini epidemiologiche.

I Punti Dolorosi o trigger points che si comportano come delle alterazioni focali funzionali dei tessuti e pertanto in buona parte reversibili, pur essendo identificabili e trattabili, quando ricercati con opportune manovre tattili, hanno in larga misura eluso l’obiettivazione mediante prelievi anatomopatologici e le metodiche d’immagine più recenti. Solo l’ecografia, opportunamente condotta con sonde per lo studio delle strutture di superficie muscolo-cutanee, come riportato nel mondo dell’immagine e quindi misurabile, può rilevare queste formazioni nodulari o a banda che sono state finora esclusivo appannaggio delle percezioni tattili solo di coloro che hanno saputo cercarle. L’ecografia ha consentito inoltre di evidenziare in modo dinamico la modificazione subitanea di queste formazioni in corso di trattamento agopunturale PD, contribuendo alla comprensione di una fenomenologia, la cui fisiologia è in larga parte ancora sconosciuta.”