Risultati statistici PD su 525 lombosciatalgie
Premessa
Pur con dubbi e discordanze che vengono di solito scotomizzati, ancor oggi (2019) nelle lombosciatalgie sopravvive la teoria meccanico-compressiva anche se non spiega molti problemi: i danni vertebrodiscali asintomatici presenti nel 30% delle persone sane, le discordanze di lato, le discordanze di livello, le discordanze proporzionali fra gravità ‘compressiva’ e gravità clinica, fra gravità ‘compressiva’ e deficit neurologici e non spiega i nuovi elementi emersi da questa ricerca e dall’esperienza PD.
I risultati straordinari e inattesi ottenuti trattando le lombosciatalgie attraverso i Punti Dolorosi contraddicono totalmente la teoria meccanica-compressiva e trovano spiegazione coerente considerandole di natura essenzialmente infiammatoria. Ne derivano conseguenze assai vantaggiose per il paziente che può aver molta più fiducia nella terapia incruenta e vedere decimate le indicazioni chirurgiche.Nelle lombosciatalgie le parole del radicale cambiamento con i PD sono: 1) possiamo ignorare quasi del tutto i danni vertebrodiscali degenerativi (fig. 1) presenti, 2) è sufficiente trattare con determinazione, precisione e metodo i Punti Dolorosi della lombosciatalgia anche in presenza di deficit neurologici importanti, 3) con i PD si tratta tutta la lombosciatalgia, anzi tutto il paziente lombosciatalgico: dolore, deficit neurologici, componente depressiva spesso presente e patologie associate.
Questa ricerca è stata conclusa insieme col neuroradiologo Kurt Pardatscher dopo nove anni di chirurgia vertebrale e con la convinzione che nelle lombosciatalgie trattate con i Punti Dolorosi sarebbero stati rilevati successi maggiori in quelle con ernie piccole e danni vertebrodiscali lievi e successi minori in quelle con ernie grosse e nei danni vertebrodiscali gravi. Non fu così. Nessuna differenza percentuale significativa fra danni lievi, medi e gravi. In oltre trent’anni non si sono ancora trovati limiti meccanici ai risultati positivi, neppure in presenza di stenosi serrate estreme.
Nelle lombosciatalgie si trovano Punti Dolorosi diversi da caso a caso per caratteristiche, posizione e risposta terapeutica, non dipendono dal danno vertebrodiscale ma da altri fattori.
Il meccanismo d’azione per cui i Punti Dolorosi si formano e rispondono allo stimolo riflessogeno è chiaramente spiegabile dalle recenti acquisizioni della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia (PNEI).
Il famoso medico napoletano Domenico Cotugno aveva superato la teoria aristotelica della pletora venosa, che aveva imperato per duemila anni, col suo libro De ischiade nervosa (1762) ed era arrivato ad affermare quanto scoperto dalla Medicina Punti Dolorosi.
Nell’esperienza PD si è scoperto che parecchi insuccessi non sono ascrivibili a errori di indicazione o di tecnica o di livello del chirurgo vertebrale, ma ad altri fattori mai considerati prima. Sono soprattutto i fattori conflittuali emozionali quelli che possono riattivare la lombosciatalgia in tempo reale, dopo intervento ben riuscito e momentaneo risultato positivo
Dopo la presente statistica, una osservazionale del 2008 su altri 696 casi e l’esperienza diretta di circa 20.000 casi trattati in 35 anni c’è la convinzione che sia importante far conoscere ad un più vasto pubblico medico e non medico questa straordinaria esperienza innovativa.Quanto segue, è tratto dal lavoro Risultati della riflessoterapia personalizzata su 525 lombosciatalgie vertebrodiscali pubblicato nel libro Riflessoterapia personalizzata sui Punti Dolorosi, ed. Società Cooperativa Tipografica, 1994, pag. 135-144 (esaurito) e riportato nel manuale Punti Dolorosi. Neuroriflessoterapia Personalizzata. Come curare attraverso i sintomi (2013)
In questa ricerca vengono prospettate le possibilità terapeutiche dell’agopuntura personalizzata Punti Dolorosi, attuata su pazienti lombosciatalgici con problemi vertebrodiscali degenerativi di ogni gravità e natura: ernia del disco, stenosi del canale vertebrale, protusione discale, discoartrosi, sindrome delle faccette, spondilolistesi, instabilità vertebrale, ecc. Si sono trattate ernie contenute ed espulse, mediane, paramediane, laterali, foraminali ed anteriori, associate o meno a stenosi o ad altre lesioni vertebrodiscali
La lombosciatalgia è una sindrome clinica la cui caratteristica dominante è il dolore, con un corredo abbastanza ripetitivo di segni e sintomi, pur essendo ‘determinata’ da alterazioni anatomopatologiche e funzionali vertebrodiscali di differente natura, entità e numero
I problemi vertebrodiscali da una parte e la lombosciatalgia dall’altra sono spesso visti in un’ottica di presunta, anche se non dichiarata, identità, sulla semplice base dell’ipotesi di un conflitto spaziale algogeno. Tale concetto nella pratica clinica appare ormai a tutti insufficiente e riduttivo.
Concordiamo pienamente con lo svedese Nakemson (1988) quando afferma che troppo poco sappiamo sui meccanismi implicati nel passaggio dall’anatomia patologica alla clinica per trarre delle conclusioni. Si vedrà come le presenti ricerche abbiano condotto, contrariamente alle convinzioni iniziali, a dare un valore trascurabile all’anatomia patologica.
Alla base di questo lavoro c’è un fortunato incontro di esperienze. Da una parte anni di clinica e sala operatoria ortopedica. Dall’altra anni di studio, di osservazioni e di raffronti in ambito neuroradiologico. Da anni per vie diverse i protagonisti della ricerca sono arrivati alla necessità del dubbio sulla validità della teoria compressiva.
Sin dal 1980 sono state trattate con agopuntura PD tutte le sciatiche vertebrodiscali venute in ambulatorio ortopedico, anche quelle con danni vertebrodiscali gravissimi e quelle con deficit motori e piede cadente, quindi sono state trattate sciatiche normalmente considerate chirurgiche, quelle per le quali era già stata posta indicazione chirurgica e casi in cui l’intervento chirurgico non aveva avuto successo.
Materiale e metodi
Nel periodo 1 ottobre 1986 – 30 settembre 1992, fra tutti i pazienti trattati con agopuntura PD, sono stati presi in esame al fine della ricerca 525 pazienti affetti da lombosciatalgie vertebrodiscali nei quali è stato possibile ottenere la documentazione corrispondente al protocollo diagnostico previsto e che avessero eseguito almeno cinque sedute.
Il protocollo diagnostico da noi utilizzato, per la valutazione delle lombosciatalgie vertebrodiscali, era così articolato:
- Tomografia assiale computerizzata o risonanza magnetica
- Esame elettromiografico (nei pazienti con deficit neurologico)
- Test psicometrico S.Q. e test di personalità I.B.Q.
- Interrogatorio (orientativo)
- Valutazione algometrica iniziale e ad ogni seduta
- Valutazione ortopedica-neurologica
- Valutazione agopunturale PD
Il protocollo terapeutico era rappresentato da un ciclo di 7 sedute di agopuntura PD.
La valutazione finale dei risultati ottenuti è stata eseguita mediamente a 10-12 mesi dalla fine del ciclo terapeutico, sulla base del protocollo diagnostico sopra esposto. A proposito delle recidive più avanti verrà chiarito il motivo per cui non sono state eseguite valutazioni a maggior distanza di tempo.
I risultati sono stati considerati:
- Ottimi: per un miglioramento dall’80% al 100%
- Buoni: per un miglioramento dal 60% al 79%
- Negativi: per un miglioramento da 0% al 59%.
RISULTATI
Considerando il Gruppo Generale di 525 lombosciatalgie, mediamente valutati ad 11 mesi dopo agopuntura PD, abbiamo avuto (fig. 2) risultati ottimi nel 76% dei casi, buoni nel 12% (quindi positivi nell’88% dei casi) e negativi nel 12%.
Fig. 2 Risultati dei PD nelle Lombosciatalgie
Fig. 3 Risultati PD non diversi nelle ernie e nelle stenosi
- NATURA DIVERSA DANNI V-DISCALI (fig. 3): Nei 525 pazienti trattati il quadro neuroradiologico ha evidenziato:
- 302 casi di Ernia (338 ernie per la presenza di casi con ernia doppia o tripla nello stesso paziente),
- 144 casi di Stenosi (196 stenosi per la presenza di casi di stenosi doppia o tripla nello stesso paziente).
- ENTITÀ DIVERSA DANNI V-DISCALI (fig. 4): dai grafici delle Ernie risulta che abbiamo pressoché la stessa percentuale di risultati positivi sia nelle ERNIE PICCOLE (90%), MEDIE (88%) E GROSSE (90%), molto diversamente da quanto si poteva pensare. Nelle Stenosi (fig. 5), abbiamo risultati pressoché uguali nelle LIEVI (88%) e MEDIE (90%); un po’ inferiori nelle stenosi SERRATE (74%). Possiamo quindi concludere che l’ENTITÀ diversa del danno vertebrodiscale NON influenza significativamente i Risultati PD.
Fig. 4 Ernie: dimensioni diverse, risultati PD uguali
Fig. 5 Stenosi: ristrettezza diversa, risultati quasi uguali
- NUMERO DIVERSO DANNI V-DISCALI PRESENTI (fig. 6): nel grafico si riportano i risultati dello studio dell’influenza del numero di diverso di danni vertebrodiscali contemporaneamente presenti in un lombosciatalgico sui Risultati PD. Abbiamo considerato cinque gruppi:
- 10 casi di lombosciatalgia neuroradiologicamente negativi
- 168 casi con sola ernia discale (201 ernie)
- 55 casi con sola stenosi (92 stenosi)
- 98 casi con solo protusioni (168 protusioni)
- 158 casi con lesioni multiple miste: (Ernia + Protusioni), (Ernia + Protusioni + Stenosi), (Ernia + Stenosi), (Stenosi + Protusioni).
I rimanenti 36 casi dei 525 considerati avevano altre lesioni vertebrodiscali meno frequenti: spondilolistesi, instabilità vertebrali, periduriti, sindrome delle faccette, discoartrosi.
Se fosse stata valida la teoria meccanica, i 158 pazienti con danni vertebrodiscali multipli col trattamento PD avrebbero dovuto ottenere risultati positivi inferiori e i 10 casi senza danno avrebbero dovuto ottenere i risultati più elevati. Invece nulla di tutto questo. Non si è rilevata alcuna differenza statistica significativa fra i vari gruppi: sia in assenza di lesioni vertebrodiscali che in presenza di lesioni multiple associate i risultati positivi sono simili e sempre superiori all’80% dei casi. Sono anzi inferiori laddove mancano i danni vertebrodiscali, ma qui il campione è ridotto a soli 10 casi.
Da quest’ultima analisi si evince che la mancanza di lesioni o la presenza di una sola lesione o l’associazione di lesioni multiple non influisce; quindi anche il Numero diverso di lesioni presenti NON influenza i Risultati PD.
Queste conclusioni statistiche della Medicina PD che ignora i danni vertebrodiscali da altri considerati la causa, sono molto diverse dalle attese e fanno concludere che la teoria meccanica non spiega per niente risultati così diversi.
Di conseguenza non è necessario differenziare il trattamento PD delle lombosciatalgie sulla base del quadro neuroradiologico, ma si deve differenziare sulla base delle diverse caratteristiche dei Punti Dolorosi. Nell’ottica PD l’indicazione chirurgica decompressiva perde quasi del tutto il suo valore.
Recidive dopo chirurgia: nei 525 casi presi in esame, c’erano 68 pazienti (12,9%) che avevano già subito intervento chirurgico alla colonna, da una a tre volte, e presentavano un quadro neuro-radiologico di cosiddetta “peridurite” o di recidiva erniaria. Attraverso i PD si sono ottenuti risultati positivi nell’84% dei casi.
Fig. 6 Numero e natura diversa danni V-D, risultati PD pressoché uguali
GRAVITÀ CLINICA/DIMENSIONE ERNIA (fig. 7): nel sottogruppo dei primi 87 pazienti con lombosciatalgia ed ernia discale trattati attraverso i PD (1988), sono emerse considerazioni, analoghe a quelle di Postacchini e collaboratori (1987), riguardanti il rapporto fra dimensioni dell’ernia e gravità clinica.
Fig. 7 Gravità Clinica: non diversa in ernie piccole/grosse
Fig. 8 Deficit Neurologici: non diversi in ernie piccole/grosse
Dal grafico emerge che la Dimensione dell’ernia NON influenza la Gravità Clinica della lombosciatalgia in quanto si nota la stessa distribuzione percentuale della gravità clinica sia nelle ernie piccole (18,4% lieve, 52,6% media, 28,9% grave), che nelle ernie grosse (20% gravità lieve, 50% media, 30% grave).
- DEFICIT NEUROLOGICI/DIMENSIONE ERNIA (fig. 8): esaminando infine il rapporto fra dimensioni delle ernie e la presenza di deficit neurologici, sempre nei primi 87 pazienti con ernia della statistica crescente negli anni, 46 di essi presentavano Deficit Neurologici di tipo motorio o riflesso o sensitivo, grave o medio (lieve escluso). Anche in questo caso la Dimensione dell’ernia NON influenza la presenza o meno dei Deficit Neurologici, in quanto i casi senza deficit neurologici erano quasi ugualmente rappresentati nei gruppi di ernie piccole (42%), medie (40,8%) e grosse (50%).
SULLA BASE DELLE CONSIDERAZIONI ESPOSTE IL FATTORE ANATOMO-MECCANICO COMPRESSIVO DIVERSO PER NATURA, ENTITÀ E NUMERO NON APPARE MAI SIGNIFICATIVAMENTE INFLUENTE:
- né sulle Risposte Terapeutiche PD
- né sulla Gravità Clinica
- né sulla gravità e presenza o meno dei Deficit Neurologici.
Quindi la lombosciatalgia è vertebrodiscale solo perché l’infiammazione dolorosa interessa un metamero della colonna, non per i danni vertebrodiscali presenti; la lombosciatalgia sembra cioè essere più un quadro neuro-algico infiammatorio PD che un quadro compressivo-algico; possiamo trattare ciascuna lombosciatalgia in quanto tale, nei suoi Punti Dolorosi fondamentali dei tessuti molli (compresi quelli di eventuali deficit neurologici), senza dar peso al quadro degenerativo vertebrodiscale, qualunque esso sia; quindi la conpressione come causa di lombosciatalgia è un ‘ragionevole abbaglio’ durato molte decine di anni e Domenico Cotugno (1762) aveva visto bene. Tac e RM servono sempre, ma solo per conferma di livello e per escludere le rare lesioni neoplastiche, le fratture, le spondilodisciti. Se non ci fossero queste patologie si potrebbe non eseguirle.
Considerazioni sul trattamento PD delle lombosciatalgie
Si cambia ottica. Dopo dieci anni di chirurgia vertebrale, trentacinque di esperienza PD, quasi venticinque dalle statistiche conclusesi nel ‘92 e più di ventimila casi trattati di persona si è in grado di esprimere alcune considerazioni. Buona parte di quanto si afferma per le lombosciatalgie, con i dovuti aggiustamenti, può essere considerato utile anche nella terapia dell’artrosi e di molte altre patologie, visto che quasi tutte sono di natura infiammatoria e rappresentate da PD.
Nelle lombosciatalgie ai diversi quadri vertebrodiscali è “come se” corrispondesse un unico indifferenziato tipo di lombosciatalgia, la lombosciatalgia a livello dei Punti Dolorosi del metamero interessato e indicati dal paziente. Tali Punti Dolorosi di infiammazione sono diversi da caso a caso per posizione, profondità, forma e dimensione, ma questo non è dovuto ai differenti quadri vertebrodiscali, ma ad altro, forse a una logica che trova spiegazione nel sistema PNEI.
Quindi dobbiamo veramente preoccuparci solo dei Punti Dolorosi, non più dei danni vertebrodiscali. La logica dei PD è quella dell’infiammazione metamerica radicolare che crea dolore, deficit neurologici e disabilità, non è quella della compressione.
Fig.9 Ernia discale foraminale L4-L5 Fig. 10 C’è ancora dopo ottimo risultato PD Fig. 11 Scomparsa dopo 18 mesi
Col prof. Pardatscher si è poi visto che con i PD la lombosciatalgia a livello clinico guarisce molti mesi prima che si riduca l’ernia, se si riduce, come nel caso di fig. 10 con immagine RMN di ernia foraminale a margini irregolari per la flogosi in fase algica; nella fig. 11 l’ernia, a fine ciclo, dopo 2 mesi, è ancora presente uguale, ma più nitida perché il paziente è ormai clinicamente guarito e la flogosi è regredita; solo nella fig. 12, dopo 18 mesi, l’ernia è scomparsa, quando il paziente era guarito 16 mesi prima. Non è questa una ulteriore conferma che la compressione non c’entra e che l’ernia non debba rientrare contro la pressione intradiscale per poter guarire? Il tanto suggestivo detto del terapeuta ‘ti ho guarito, ti ho fatto rientrare l’ernia’ è forse scientifico?
La ricerca di Pardatscher ha dimostrato che la lombosciatalgia può guarire anche quando l’ernia non si riduce, anche quando la discoartrosi e la stenosi come è naturale restano o aumentano, anche quando la spondilolistesi, l’instabilità o le gravi scoliosi restano invariate e addirittura anche quando l’ernia si ingrossa (7 casi). La statistica e la somma di argomenti evidenziati da queste ricerche PD che disattendono la teoria meccanica non sono abbastanza importanti e sufficienti?
Quindi in assenza di forme neoplastiche o infettive o vascolari acute o di fratture, possiamo ignorare del tutto i danni vertebrodiscali. Da oltre vent’anni si è usato questo comportamento conseguente: si annotano sulla scheda i danni vertebrodiscali presenti e poi li si dimentica senza sensi di colpa; si ignorano come cosa non significante e non influente. Che ci siano o no questi danni con le loro differenti caratteristiche, si trattano solo i punti dolorosi ed il paziente normalmente reattivo guarisce comunque. Se non è reattivo i problemi sono altri, non meccanici (vedi reattività fine capitolo primo).
Lombosciatalgie con deficit motori
Queste lombosciatalgie sono considerate fra le più gravi. Se c’è un deficit motorio di una certa entità o una lombosciatalgia gravemente parestesica da pochi giorni usualmente c’è, l’indicazione chirurgica decompressiva urgente, seguita da settimane o mesi di fisioterapia.
La posizione della Medicina Punti Dolorosi è diversa, è la seguente. Essa si è avventurata a trattare questi casi gravi in seguito all’esperienza su due casi che nel 1980 presentavano deficit neurologici e assolutamente rifiutavano l’intervento.
Rifacendoci al lavoro EMG del prof. Paolo Negrin (vedi sopra), nonché all’esperienza accumulata trattando migliaia di lombosciatalgie con deficit motorio lieve o grave, si afferma che con i PD si ottengono recuperi molto importanti e in tempi assai ridotti; si sono ottenuti risultati sempre migliori col passare degli anni. Abbiamo trattato addirittura anche una decina di casi di piede cadente, ciondolante. Solo due anziani di 70-80 anni non hanno risposto a sufficienza, un giovane di ventisei anni considerato il caso più grave con piede ciondolante, grave spondilolistesi, ernia enorme espulsa e migrata, ernia media ed ernia piccola ha avuto una ripresa motoria del 65-70% sufficiente per giocare a calcio, a rugby e fare alpinismo fino a 6000 metri; quasi tutti gli altri nel giro di soli due mesi hanno avuto una ripresa completa.
Stabilità dei risultati
La stabilità nel tempo dei risultati positivi dell’agopuntura PD nelle lombosciatalgie è notevolissima. Lo conferma la ricerca statistica eseguita mediamente undici mesi dopo la fine del trattamento PD e trentacinque anni di esperienza sul campo.
Le recidive si sono presentate con queste caratteristiche:
- Si sono avute recidive in 43 pazienti dei 525 considerati (8,2%) nell’arco di tempo della ricerca. Sono quindi abbastanza
- Quasi sempre si è trattato di recidive parziali, <strongfont-weight:bold;>solo lombalgiche (senza sciatalgia) e per risolverle sono bastati i soliti farmaci antiinfiammatori oppure si sono eseguite due-tre sedute senza ripetere l’intero ciclo.</strongfont-weight:bold;>
- Le rarissime recidive lombosciatalgiche presentano in genere tre caratteristiche: 1) avvengono per il ripetersi di uno stress importante o per un nuovo stress altrettanto importante, 2) sono sulla stessa radice o spesso su una radice diversa, soprastante o sottostante o controlaterale, 3) basta un numero ridotto di sedute (tre o cinque) per risolverle. Quasi mai i risultati sono stati negativi.
Quindi i risultati ottenuti con i PD nelle lombosciatalgie sono stabili e le poche recidive rappresentano un problema trascurabile. Le recidive dopo intervento chirurgico sembrano essere più frequenti forse perché non si era trattata la componente depressiva; per il chirurgo vertebrale rioperare attraverso la cicatrice precedente che altera l’anatomia rappresenta un problema abbastanza difficile, pericoloso e spesso con poca soddisfazione sua e del paziente. Si ricorda ancora che nell’esperienza PD la causa di recidiva dopo intervento sembra risiedere soprattutto nel ripetersi dello stress iniziale o in un nuovo stress importante, non in un errore di tecnica o di livello o di indicazione chirurgica.
La necessità di proporre una "nuova patogenesi"
Da questa ricerca PD sulle lombosciatalgie in cui emerge che la patogenesi compressiva non regge, che sono presenti danni vertebrodiscali almeno nel 30% delle persone sane e dal fatto che trattando i Punti Dolorosi senza dare importanza ai danni vertebrodiscali si possono ottenere risultati elevatissimi e stabili ne deriva che non è possibile che i danni vertebrodiscali siano la causa principale delle lombosciatalgie.
Per l’agopuntura PD la teoria meccanico-compressiva è decaduta. Ernia, stenosi, protusioni, spondilolistesi, discoartrosi, instabilità e altri danni vertebrodiscali sono da considerarsi decadute, decedute (fig. 13), è finito un abbaglio durato decenni. I PD si sono a ragione e per importanza sostituiti a detti danni. Quando nel 1936 gli anglosassoni Mixter e Bahr hanno risolto una lombosciatalgia togliendo l’ernia, hanno creduto erroneamente di aver scoperto la vera causa e pensato che per le lombosciatalgie fosse finito il medioevo di Domenico Cotugno. Al contrario essi hanno iniziato un nuovo medioevo.
Con l’esperienza Punti Dolorosi si è tornati a grandi linee in accordo con la patogenesi nervosa di Domenico Cotugno.
Dopo decenni trascorsi ad osservazione le discrepanze dai più notate e scotomizzate e dopo una decennale esperienza chirurgica e ventennale con i Punti Dolorosi, si è avvertita la necessità di proporre una NUOVA PATOGENESI per le lombosciatalgie che è emersa chiara e coerente da tali statistiche e dall’osservazione clinica. E’ stata presentata per la prima volta nell’ottobre del 2000 al VI Congresso neuroradiologico internazionale di Ischia e pubblicata con il titolo Lombosciatalgia ovvero Painful Points (Punti Dolorosi) negli Atti del Congresso La neuroradiologia tra clinica e chirurgia (pag.35-38).
Dall’esperienza chirurgica e dal trattamento diretto PD di migliaia di lombosciatalgie è emersa la necessità di spiegare l’insorgenza delle lombosciatalgie tenendo conto di alcune osservazioni ripetutamente rilevate durante i cicli terapeutici PD. Una teoria patogenetica appropriata doveva soprattutto spiegare come mai gran parte delle lombosciatalgie insorgono durante o alla fine di PARTICOLARI STRESS CONFLITTUALI, quali:
- Situazioni troppo pesanti da sopportare con ‘paura’ di non farcela, di non essere all’altezza, di far brutta figura (non per caso la sciatica S1 decorre posteriormente sul meridiano cinese di vescica, quello della paura).
- Situazioni di ‘rabbia o rancore’ verso persone o situazioni insopportabili (non a caso la sciatica L5 decorre lateralmente all’arto inferiore, sul meridiano cinese delle vie biliari, della bile come espressione di rabbia e rancore)
- Stress da ‘cessazione’, cioè comparsa della lombosciatalgia quando vengono a cessare stress di questo tipo prolungati nel tempo; per esempio ‘quando si finisce’ una casa costata lavoro, problemi economici e contrattempi con gli artigiani o con l’impresa; ‘quando si raggiunge’ un posto di lavoro o una carica o un risultato atteso molto a lungo e con tanti sacrifici, ecc.
- Una nuova patogenesi dovrebbe spiegare anche il caso di un paziente che nel 1987 mi ha detto: “ Sa dottore, anche questa volta ‘mentre litigavo’ con la cognata per motivi di eredità mi sono bloccato. Ho iniziato la lite diritto e l’ho finita piegato in due”. La curiosità suscitata da questo caso mi ha portato a scoprire molti altri casi del genere.
- Il caso di un paziente che mi ha detto: ”Sa dottore, mi è arrivato l’ufficiale giudiziario con una citazione in giudizio.“Mentre leggevo” che i miei fratelli mi facevano causa per l’eredità paterna, ho sentito una scarica di dolore sciatico con formicolio partire dalla schiena ed arrivare fino alla gamba e il mio piede si è paralizzato”
- Il caso di unasignora di Verona con un neonato che piangeva per ore tutte le notti e il marito non l’aiutava affatto andando a dormire in un’altra stanza perché di giorno doveva lavorare. La moglie veniva accompagnata in auto da un’amica e stava migliorando regolarmente. Alla quarta seduta è tornata dicendo: ”L’ultima volta non è andata bene. Il miglioramento è durato poco. Quando sono arrivata a casa non riuscivo neppure a scendere dall’auto”. Memore delle esperienze precedenti, ho chiesto se per caso l’ultima volta era venuta accompagnata dal marito e se avevano litigato in auto per i soliti motivi ‘mentre tornavano’. Risposta affermativa.
- Al mio barista era comparsa una lombalgia acuta poche ore dopo che il consulente gli aveva telefonato dicendogli che doveva versare al fisco altri 10.000 euro. Fu colto da paura perché non aveva denaro sufficiente e da rabbia per l’eventuale sbaglio del consulente. Il blocco lombare durò tre giorni e scomparve quando il consulente ritelefonò per dire che si era sbagliato.
- Un paziente, operato di ernia del disco, guarì subito della sua lombosciatalgia e dopo alcuni giorni di ospedale tornò a casa. Stette bene ancora per qualche giorno, ma alla prima nuova lite per motivi di eredità ricomparve la lombosciatalgia. Questi e molti altri racconti simili di prima insorgenza o di recidiva lombosciatalgica sono stati rilevati nel corso del lavoro. A proposito di analisi di insuccessi della chirurgia vertebrale a Firenze negli anni ‘90 c’è stato un Congresso Nazionale della Società Italiana di Ortopedia (S.I.O.T.) sulle cause di insuccesso e di recidiva lombosciatalgica. Si è parlato solo di errori di tecnica, di livello o di indicazione chirurgica; non una parola su questi aspetti del pianeta emozionale. Quando si è intervenuti riferendo queste esperienze, i congressisti hanno abbozzato un sorriso e non hanno capito che queste osservazioni PD li avrebbero discolpati di molti loro insuccessi.
- Mancava un mese alla data del Congresso Interdisciplinare Lombosciatalgie: problemi di etiopatogenesi e terapia che nel novembre 1988 è stato organizzato a Padova su mandato dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione e della Scuola di Agopuntura di Padova. La relazione cardine da cui era partita l’idea del congresso era quella sulle lombosciatalgie trattate attraverso i Punti Dolorosi. Mancava un mese, si era con Pardatscher molto in ritardo con le statistiche. Improvvisamente si aggiunse un imprevisto giudiziario contro un plagio di brevetto. Fu sufficiente coricarsi con la sensazione di avere un carico eccessivo, di aver paura di non poter fare bene entrambe le cose e quindi di fare brutta figura: alle due di notte inatteso risveglio con lombosciatalgia acuta S1 e la tac dopo pochi giorni evidenziò un’ernia mediana L5-S1.
Dal gran numero di esperienze cliniche del genere, dall’esperienza palpatoria ed ecografica dei Punti Dolorosi di infiammazione, dalla conoscenza che il sistema a rete PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunitario) regola l’infiammazione che è alla base dei sistemi di stress e adattamento e che risente dei più vari fattori esterni e interni alimentari, batterici, virali, emozionali, climatici, di affaticamento, meccanici, ecc., nasce la nuova TEORIA DELLA FLOGOSI RADICOLARE NEUROGENETICA, INNESCATA DA PARTICOLARI STRESS, una specie di moderna “De ischiade nervosa” arricchita dai moderni concetti del Sistema PNEI e della flogosi neurogenetica.
Gli stress emozionali sembrano stare ai primi posti, soprattutto in occasione della prima comparsa della lombosciatalgia. L’infiammazione di un territorio radicolare per le sue caratteristiche e la velocità di comparsa sembra venire prodotta dal nostro stesso sistema PNEI attivato da particolari stress. L’infiammazione metamerica si esprime soprattutto a livello del PD Massimo della lombosciatalgia, del PD di Partenza clinica e attorno all’anulus (PD Vertebrale) potendo degenerarlo, fissurarlo e permettere la fuoriuscita dell’ernia che sarà più o meno grande a seconda del contenuto del nucleo polposo. Questi PD Massimo, di Partenza clinica e Vertebrale sono essi stessi la lombosciatalgia, l’ernia in quest’ottica è solo un prodotto secondario, di livello. Questa teoria spiega un po’ tutto il processo lombosciatalgico e fa quadrare i conti. Spiega ciò che non è spiegato dalla teoria meccanica, permette di capire l’influenza delle esperienze emozionali sopra esposte, i risultati PD e come la gravità clinica e i deficit neurologici della lombosciatalgia non sono influenzati dalle immagini neuroradiologiche.
L’infiammazione degenera l’anulus ed esce poco o tanto nucleo polposo a seconda dell’entità della breccia, della quantità di nucleo polposo presente e della pressione intradiscale. L’ernia è formata per l’88% da acqua e quando esce, trova posto fra le radici e le comprime inizialmente e parzialmente riducendo la mielina e molto meno gli assoni, ma il problema principale è sempre l’infiammazione che irrita la radice, non la compressione. La quantità che fuoriesce non influenza né la gravità clinica, né i risultati dell’agopuntura PD, né la presenza e l’entità dei deficit neurologici. Anche le altre condizioni meccaniche vertebrodiscali quali artrosi, stenosi, instabilità, spondilolistesi, abbassamento del disco, ecc. non sono influenti. La flogosi PD tutto può spiegare, anche gli insuccessi qualora non si riesca a dominarla a livello dei PD superficiali.
Come per quasi tutte le patologie anche per le lombosciatalgie il problema e i suoi disturbi sono contenuti nell’infiammazione dei Punti Dolorosi superficiali che rappresentano e curano anche l’infiammazione profonda. I Punti Dolorosi sono la lombosciatalgia, tutta la lombosciatalgia: senza PD la lombosciatalgia non esiste, non è più lombosciatalgia e i danni vertebrodiscali senza PD sono asintomatici perché non sono la lombosciatalgia.
In un PD Massimo grande come due euro può esserci il 50-60-80% di una lombalgia o lombosciatalgia. Lo si riscontra e lo afferma il paziente opportunamente interrogato. Se i PD rappresentano il problema diretto senza ricorrere ad interpretazioni azzardate e trattandoli con stimoli riflessogeni si ottengono risultati positivi in così alta percentuale e stabili e se le recidive sono rare e facilmente dominabili, ne consegue che possiamo ridurre al minimo la chirurgia vertebrale.
L’abbaglio discovertebrale è durato a lungo perché l’ipotesi compressiva sembrava logica, chiara e semplice, ma non corrispondeva alla realtà clinica. L’ernia senza infiammazione PD, la discoartrosi senza infiammazione PD, la spondilolistesi senza infiammazione PD e la stenosi senza infiammazione PD sono tutte asintomatiche. A volte questi danni preesistono alla lombosciatalgia e diventano sintomatici solo se e quando arriva l’infiammazione.
Mentre è la stessa cosa parlare di lombosciatalgia o dei suoi Punti Dolorosi perché ambedue sono la stessa infiammazione, non é la stessa cosa parlare di lombosciatalgia e di ernia del disco come finora tacitamente supposto; una è dolore e l’altra formazione anatomopatologica. Il dolore è infiammazione, non ernia.
Nell’ottica dei PD i conti tornano se l’ernia da causa viene declassata ad effetto, a prodotto degenerativo secondario all’infiammazione. L’ernia indica semplicemente che a quel livello c’è stato un processo infiammatorio che ha degenerato l’anulus e ha permesso l’uscita del nucleo polposo. Per tutto questo possiamo permetterci di trattare i Punti Dolorosi di lombosciatalgie in presenza dei più gravi quadri vertebrodiscali e di deficit neurologico ottenendo risultati eccellenti.